Solo pochi chilometri prima della più nota San Vito Lo Capo, c’è un piccolo borgo chiamato Macari, che fino a qualche anno fa era solo un posto di passaggio, case di villeggiatura che guardavamo dal finestrino delle nostre auto passando velocemente, incastonate in una cornice di vegetazione brulla ma dai colori mediterranei, con una vista sul mare unica, selvaggia e piena di forza. E’ così che mi piace descrivere questo posto, e di coloro che a Macari hanno creduto da tanti anni, che hanno voluto scommettere in un paradiso brullo, silenzioso ma con una forza che viene da un terreno arido, dal colore giallo sole.
Tra questi spicca Marilù Terrasi, una roccia che separa il mare dalla terra. Ed in mezzo c’è lei, che abbraccia il suo territorio con forza, con la determinazione di una passione fatta di anni di lavoro e di sacrifici. Il “Pocho”, sua creatura, è un esempio di tutto questo. I suoi piatti esprimono perfettamente il sapore del Mediterraneo, come il Cous Cous “incocciato” unicamente dalle sue mani. Ricette di pasta tipicamente siciliane, con una scelta degli ingredienti freschi e di stagione insieme ad una cura per i dettagli che rendono il tutto un sapore unico.
Dalle mani dello scrittore Gaetano Savatteri, amante del suo territorio, tutto questo viene meravigliosamente rappresentato: la passione, la nostalgia, la malinconia che noi siciliani amiamo chiamare sicilitudine e che solo noi sappiamo riconoscere, in quell’alba che vediamo crescere la mattina dal mare. I sapori si mischiano con le parole e con i canti che Marilù ci fa ascoltare e che ci accarezzano come la brezza marina che sale leggera. Diventiamo attori di un set creato dall’immaginazione dello scrittore e protagonisti di un episodio che è solo nostro, con il paesaggio più bello che la natura ci ha saputo offrire. Allora, grazie Marilù per averci aperto questa porta di paradiso, per farcela assaporare e per farcela vivere nei racconti del grande Gaetano Savatteri.
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